visibilità della chiesa: quale?


immagine (di Enzo Bianchi - Caro Diogneto 14 - Jesus - febbraio 2010)  Scriveva Ignazio di Antiochia, all’inizio del II secolo, che “è necessario farsi vedere cristiani e non soltanto dire di esserlo” (Ai magnesii IV,1). Queste parole non chiedono ai cristiani solo una coerenza tra la fede professata e il modo di vivere, il comportamento, ma suggeriscono anche che i cristiani nel loro stare nel mondo, in mezzo agli uomini non cristiani, devono avere una visibilità, che significa innanzitutto essere leggibili. Visibilità individuale e visibilità collettiva, cioè comunitaria, ecclesiale, sono necessarie perché la fede non può essere relegata nell’intimo o nel privato e perché la visibilità è la prima condizione per operare la missione, per portare la buona notizia alle genti. Se prestiamo attenzione alla storia del cristianesimo, diventiamo consapevoli che fin dall’inizio, quando le piccole comunità cristiane erano sparse, in diaspora e certamente minoritarie in mezzo alla grande massa dei pagani, esse però erano minoranze creative, efficaci, capaci di eloquenza e di rendersi visibili anche nella situazione di ostilità e di persecuzione in cui sovente venivano a trovarsi, almeno nei primi tre secoli.  

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inserito il 03 febbraio 2010 (557)
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