Le omelie di Don Enrico


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Se guardiamo questo brano di vangelo in superficie, possiamo pensare che la situazione in cui si trovano i discepoli sia qualcosa di casuale. Il tempo atmosferico, in un periodo in cui non c'erano studi di meteorologia, viene sempre a incidere come variabile. Se si guarda a certe popolazioni in cui ancora non si è raggiunto un certo sviluppo tecnologico, ci si rende davvero conto di come a volte le persone incorrano in pericoli gravi con motivazioni davvero futili. Ma se prendiamo la lente di ingrandimento e cerchiamo di guardare in profondità alla situazione descritta, ci accorgiamo che Gesù mette proprio alla prova i suoi discepoli. Buona parte di loro erano pescatori, conoscitori quindi non solo della fauna ma anche delle caratteristiche di quella zona. Il vangelo è chiaro nel dire che era sera quando Gesù da quell'ordine, e per un pescatore di Galilea era prevedibile che arrivasse la tempesta. Nel mar di Tiberiade infatti durante la notte molto spesso accadono eventi simili, magari di breve durata ma comunque di forte intensità.
Vediamo quindi Gesù che invita i suoi apostoli ad entrare in quella situazione, a buttarsi in quel mare che presto sarebbe diventato difficile da navigare: non promette la tranquillità, sembra quasi che una situazione di quiete lo "annoi". Chiede fin da subito ai suoi discepoli una scelta di fede: "ve lo dico io, andate all'altra riva, fidatevi". Lo sforzo iniziale facile: c'è bonaccia, si naviga facilmente e tutto sembra tranquillo e pacifico. Gesù poi si addormenta in fondo alla barca, una scena che penso possa essere tra le più belle e particolari: anche lui sarà stato stanco di predicare tutto il giorno, di compiere miracoli, e quel cullare dell'acqua del lago lo porta a rilassarsi. Ma presto ci si accorge che quel sonno di Gesù non è solo un sonno di stanchezza, è un sonno "provocatorio". Avrà visto il cielo annerirsi, e avrà sentito che il vento si alzava! Come faceva a dormire con una situazione del genere? I discepoli allora, nel momento di maggiore tensione, corrono a svegliarlo. A volte Dio sembra dormire nelle nostre giornate. Ci accorgiamo che questa è una esperienza comune perché anche i salmi sono testimonianza di un popolo credente che prega: il salmo 44 ad esempio, ad un certo momento dopo lamentare l'abbandono di Israele, dice "perché dormi Signore? destati, non ci respingere per sempre!". La preghiera a volte si trasforma in quel grido di aiuto che va ad appigliarsi all'unico punto di appoggio della nostra esistenza.              
Gesù si sveglia, e ordina alla tempesta di fermarsi, dando ai suoi discepoli un severo ammonimento: «Perché avete paura? Non avete ancora fede?». Sembra quasi un invito: anche nelle tempeste che affrontiamo, avere fede è sapere che lui è sulla barca con noi, che si trova nella stessa nostra situazione e la vive. Una volta, parlando con una persona anziana,ricordo che mi ha detto delle parole che mi son rimaste impresse nella memoria, e che spesso cerco di richiamare: "Dio non ci toglie la fatica di remare, la paura di affrontare le novità e le difficoltà, Dio ci dona la certezza che insieme con Lui potremo fare grandi cose".
Avere lui nella nostra vita - ascoltando la parola di Dio, fermandoci a pregare durante la giornata, frequentando i sacramenti - ci dà la forza per attraversare tutte queste tempeste e arrivare all'altra riva, cioè entrare nella logica pasquale: non esiste una grazia a basso prezzo, ma la grazia che Dio ci dà ci chiede sempre una profonda adesione personale, ci chiede di unire la nostra vita alla Sua.       
Guardiamo a Maria, madre del buon consiglio: lei che sotto la croce ha saputo affrontare la tempesta più buia e confidare nella Parola del suo Figlio, ci guidi ogni giorno a riconoscerlo presente nella nostra vita e a riconoscere la sua opera di salvezza.

 
   

 

xxx Fonte : duomorovigo.it
inserito il 20 giugno 2021 (16)
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