UNA CANDELA


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Davanti agli altari laterali della nostra chiesa vi è la possibilità di accendere una candela. Culto o superstizione? Nel Catechismo della Chiesa cattolica, al n. 2132, leggiamo: “ L’onore reso a una immagine appartiene a chi vi è rappre- sentato e chi venera l’immagine venera la realtà di chi in essa è riprodotto. L’onore tributato alle sacre immagini è una “venerazione rispettosa”, non una adorazione che con- viene solo a Dio”.

Per prima cosa, quindi, accendere una candela davanti a una immagine della Vergine Maria o dei santi è un atto di venerazione. Intendiamo cioè esprimere sentimenti di affet- to o di riconoscenza.

Questo uso si rifà a molteplici significati, nella nostra fede. Primo fra tutti il richiamo a Cristo. Lui stesso dice: “Io sono la luce del mondo” (Gv 8,12). Nel prologo del vangelo di Giovanni leggiamo: “Non era lui (Giovanni Battista) la luce, ma per rendere testimonianza alla luce (Cristo)” (Gv 1,8). In Luca, poi, Gesù viene definito dal vecchio Simeone: “Luce per illuminare le genti” (Lc 2,32). Gesù, ancora ci dice: “Voi siete la luce del mondo... Così ri- splenda la vostra luce davanti agli uomini” (Mt 5,14).

Ecco perché, nella liturgia, la nostra Chiesa usa spesso il segno della candela: dal cero pasquale, alla candelina accesa durante il battesimo, alla lampada accesa accanto al taber- nacolo che custodisce le ostie consacrate, al cero acceso accanto alla bara dei nostri cari.

Nel rito del battesimo chiedo al padrino, o alla madrina, di accendere una candela alla fiamma del cero pasquale accanto all’altare ed esorto: “Ricevete la luce di Cristo. A voi è affidato questo segno pasquale, fiamma che sempre dovete alimentare. Abbiate cura che questo bimbo, illuminato da Cristo (e dalla vostra testimonianza) viva sempre come figlio della luce”.

Fiamma, allora, segno di fede operosa e di carità viva.

Come vedete, accendere la candelina, per chi lo desidera, davanti all’altare della Madonna o dei santi, si lega a qualcosa di molto più profondo di quel semplice gesto che è tutt’altro che superstizione, per chi ricorda, in conclusione le parole dell’apostolo Paolo ai cristiani di Efeso: “Un tempo, infatti, eravate tenebra, ora siete luce nel Signore. Comportatevi perciò come figli della luce” (Ef 5,8).

Accendere un lume, per il cristiano illuminato, potrebbe diventare un forte richiamo a una rinnovata vita cristiana.

xxx Fonte : duomorovigo.it
inserito il 23 aprile 2016 (1200)
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