NATALE e MISSIONE

Ogni volta che il Natale si avvicina, riflettendo su questo evento di salvezza, ci commoviamo con l’umiltà del Figlio di Dio nel presepe.

“Dio ha tanto amato il mondo da inviare il suo proprio figlio”. Gesù nasce povero e tra i poveri. Il suo lettino fu una mangiatoia in mezzo agli animali. Si è fatto uomo e ha preso, come uomo, il ruolo del servo.

Ci può sfuggire, però, il considerare il Natale nel suo aspetto missionario.

Questo invio del Figlio non è la prima vera grande missione? Gesù è il primo missionario. Tre sono le sue uscite: esce dal Padre, esce da se stesso e esce verso il Padre. Viene dal Padre, si fa uomo, svuota se stesso facendosi servo e torna, risorto e vincitore, al Padre E in questo ritorno vuole portarci con sé: “Nella casa di mio Padre ci sono molti posti. Vado a prepararvi un posto perché anche voi siate dove sono io”. 

Alla luce di questa triplice uscita possiamo incontrare il senso di una vita, la nostra, che sfugga alla visione di un mondo senza Dio.

L’amore di Dio che traspare dalla vita di Cristo è la forza che ci libera dal male e ci proietta nella scoperta della verità.

All’ apertura del Congresso ecclesiale di Firenze Papa Francesco ha detto: “La nostra fede è rivoluzionaria per un impulso che viene dallo Spirito Santo. Dobbiamo seguire questo impulso per uscire da noi stessi, per essere uomini secondo il Vangelo di Gesù. Qualsiasi vita si decide sulla capacità di donarsi. È lì che trascende sé stessa, che arriva ad essere feconda”.

Nel Natale, perciò, dobbiamo passare dalla contemplazione del bimbo, pur necessaria, alla missione. La Chiesa, discepola di Cristo e in cammino, è missionaria per sua natura, perché nata dalla missione del Figlio e dello Spirito Santo.

E ancora Papa Francesco ci dice: “Ogni cristiano e ogni comunità deve discernere quale cammino il Signore chiede, però tutti siamo invitati ad accettare questa chiamata: uscire dal proprio comodismo e lanciarci coraggiosamente verso le periferie che hanno bisogno del Vangelo”.