L’Azione Cattolica come scuola di santità laicale


 Delegazione regionale AC Marche Montorso, 17 dicembre 2007 L’Azione Cattolica come scuola di santità laicale Luigi Alici   1. La riflessione che siamo chiamati a condividere può nascere, prima di tutto, mettendo in circolo i motivi di gratitudine che hanno portato ad incontrarci: ognuno di noi, questa sera, avrebbe avuto mille motivi per stare da un'altra parte.

Ognuno di noi arriva qui portandosi dietro una storia che in parte i suoi amici conoscono, ma in parte è una storia segreta, una storia invisibile, fatta di tanti incontri, di tanti progetti, alcuni dei quali si sono realizzati, mentre altri sono tuttora fonte di amarezza.

Credo che un'associazione "anomala" come l'Azione Cattolica, che non riunisce i propri fratelli nella fede per fare la lista della spesa o per vedere come va il proprio "fatturato aziendale", risponda fondamentalmente a questa finalità: mettere in circolo le nostre storie, che spesso, se non ci fosse il "valore aggiunto" di essere associazione, rischierebbero di rimanere storie invisibili.

Credo invece che, da questo punto di vista, dobbiamo vincere il pudore di ringraziarci vicendevolmente, perché ci è stato fatto questo grande dono, di ritrovarci dentro un'associazione che ci fa sentire vicini anche se non ci conosciamo, anche se abbiamo età diverse e storie diverse, anche se proveniamo da diocesi diverse. A volte si ha questa sensazione: quando si arriva in qualche diocesi lontana, in orari non sempre decenti, nel cuore della notte, in una stazione, in un aeroporto, capisci subito la persona che ti sta ad aspettare; sali in macchina, e dopo tre minuti, fatto il primo chilometro, è come se ti conoscessi da una vita.

Questo è un po' il miracolo dell'associazione, che mette in circolo le nostre storie, e questi incontri servono proprio per alzare lo sguardo, perché le nostre vicende superano, nel mistero della Chiesa, la storia e la geografia. In queste storie ci sta Nennolina e ci sta Armida; ci stanno nel senso che continuano discretamente - perché il modo in cui lo possono fare è la discrezione, e noi dobbiamo avere gli occhi per riconoscere questa loro presenza - a "fare tifo" per la nostra associazione.

xxx Fonte : portale
inserito il 17 dicembre 2007 (482)
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