I giovani che ci mancano


I giovani che ci mancano (di Antonio Torresin)  Leggo un articolo che potrebbe sembrare roba da archivio, tanti sono gli anni che ha sulle spalle, ma mi imbatto in una frase che mi fulmina: “L’educatore aspetta degli assenti” (M. De Certau). Non tanto perché debba avere pazienza, ma perché senza gli assenti non è in grado di mettere in modo il processo di e-ducere, di tirar fuori una verità che appare nascosta, non saputa subito, ancora sconosciuta. Proprio gli assenti rivelano all’educatore un senso nascosto della sua stessa identità. Egli è educatore non solo quindi dei “presenti”, di quelli che ci piacerebbe sentire rispondere come una classe bene ordinata di alunni disciplinati. Siamo interpellati anche da coloro che ci mancano. Penso al mio oratorio nel quale non ci sono giovani, mancano gli adolescenti, scarseggiano i ragazzi. E penso al giovane prete che lo tiene aperto: sembra una pastorale per gli assenti. Forse in nessun confine si sente come in questo la distanza che si va creando tra il mondo ecclesiale e le nuove generazioni. Mi chiedo: cosa sta succedendo? È solo una sventura? E cosa vuol dire che l’educatore aspetta gli assenti? Io cosa mi aspetto dai giovani che non ci sono? Semplicemente che finalmente “vegano”, tornino a Canossa, si facciano presenti al mio mondo per apprendere quello che io vorrei dare loro, il Vangelo è quant’altro? http://www.vinonuovo.it/index.php?l=it&art=213  

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I giovani che ci mancano:
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inserito il 27 novembre 2010 (490)
- Chiesa