Gigli di campo


immagine Come fanno la prima comunione i bambini dei Paesi poveri? Riescono ancora a farla, a differenza che da noi, in modo cristiano? Non si tratta di una provocazione: è solo una frase che esprime rammarico, e non certo all'indirizzo dei piccoli. Se c'è un segno evidente della necessità di rievangelizzare questa società, lo si può cogliere nel soffocamento che la parte di festa, intesa non in senso spirituale bensì materiale, e la sovrapposizione della famiglia - con tutto il corredo di inviti, abiti, rinfreschi, pranzi, cene - sortiscono su qualcosa che dovrebbe essere gioioso ma, anche, intimo, e così indicato dagli adulti al piccolo cuore. Un bimbo che si accosta per la prima volta all'Eucaristia non può esserne sviato. Non da una famiglia cristiana, almeno. Oggi per le prime comunioni, come per i matrimoni, la fascia alta della società si affida non di rado al curatore di eventi, soprattutto quando riceve nella villa o tenuta fuori città, com'è trendy, con particolare attenzione, già dai mesi precedenti maggio, all'allestimento floreale. Bene, ci sarebbe un allestitore floreale senza pari in tal senso, è Dio stesso, quando parla della suprema bellezza dei gigli di campo: ci si commuove a vedere come li ha rivestiti, «meglio di Salomone in tutta la sua gloria». Bisognerebbe riscoprire quel canone sublime, germinato dall'humus della semplicità. Bisognerebbe regredire/ri-progredire verso la vera bellezza (di Giovanni D'Alessandro - Specchio di parole - avvenire)

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inserito il 27 maggio 2010 (547)
- Gruppo Missionario