...che eri straniero e diverso anche tu (di Enzo Bianchi - La Stampa - Torino Sette - 14.05.2010)
Parlare di stranieri e di alterità in una manifestazione dedicata alla memoria fornisce un’occasione per riflettere su un nesso costitutivo della nostra identità: ricordare, infatti, non è volgersi con nostalgia, rimpianto o soddisfazione a un tempo che più non ritorna, bensì riandare alle persone e agli eventi che ci hanno preceduto per riscoprire da dove veniamo e, quindi, avere elementi di discernimento per orientare il presente e il futuro del nostro cammino. Fare memoria di cosa ha significato l’emigrazione per le generazioni italiane ed europee negli ultimi cento cinquant’anni consente uno sguardo più partecipe e solidale al fenomeno immigratorio cui assistiamo negli ultimi decenni in Italia: ricordare che gli stranieri incapaci di integrarsi eravamo noi, che l’altro da criminalizzare erano i nostri progenitori non serve certo a risolvere né i problemi sociali da cui l’immigrazione nasce né quelli che suscita nelle società dove si installa, ma consente di vedere le cose anche con gli occhi dell’altro e di acquisire così una migliore e più equa capacità di giudizio.
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