Sempre con voi


immagine Sta seduto sulla panchina del parco alle otto di mattina accanto a un vecchio trolley. Tiene lo sguardo fisso davanti a sé, assorbito nei suoi pensieri. Non guarda quelli che camminano veloci verso un ufficio, una scuola, un posto dove andare. Lui no. Lui ha molto tempo, perché non ha uno spazio. Non ha un altrove che lo aspetti. Avrà trentacinque-quarant'anni e non è vestito male, raramente oggi un homeless lo è, a meno che non sia scaduto nella diversa, sottostante categoria dei barboni. Qualcuno prima o poi dovrà decidersi a scrivere qualcosa sulle differenze tra homeless ("senza casa"), sans papier (che somiglia più a "clandestino", anche se in Francia è ormai un termine generico, mutuato dal linguaggio della polizia, più formale di "clochard") e barbone in senso tecnico (quello che si è lasciato andare e trascura il suo aspetto). È straniero. Dev'essere uscito da un dormitorio. Non ha un lavoro, sennò a quest'ora non sarebbe lì. Chissà come sarà il suo giorno. Chissà dove andrà o dove non andrà. Forse c'è stato un mondo in cui un uomo non vedeva gli altri andare mentre lui stava fermo, a rimuginare pensieri sconnessi; un mondo con altri esseri umani che lo coinvolgevano, in qualche modo, per quanto possibile. O forse non c'è mai stato. Duemila anni fa, Qualcuno ha detto infatti: «I poveri li avrete sempre con voi». E non voleva dire di starli a guardare.(di Giovanni D'Alessandro - Specchio di parole - avvenire)

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inserito il 20 aprile 2010 (673)
- Caritas